LA LUCE E LA CHIMICA COME GENERATRICI DI FORME
di Gianni Gallian
Il Fotogruppo l'Incontro di Collegno, dopo avere partecipato all'edizione di Paratissima IX con la mostra collettiva sui "Fotogrammi: Grado Zero della Fotografia", anche quest'anno ha partecipato alla decima edizione per concludere un ciclo dedicato alla fotografia chimica senza l'uso della macchina fotografica.
Le tecniche praticate in questa esposizione sono dieci, di cui nove sul tema, e una, con gli "stenopeogrammi", che chiude questo percorso e sarà oggetto della prossima edizione con le immagini realizzate tramite il foro stenopeico, sistema che conduce al primordiale apparecchio riproduttivo senza obiettivo. Da traino a questo programma, dedicato a tecniche non usuali nel campo della fotografia tradizionale saranno ancora i "fotogrammi", seguiti da altri procedimenti realizzati sia in camera oscura che alla luce solare, alcuni dei quali con interventi diretti sul supporto emulsionato per finire con le "tecniche miste", derivanti dall'accostamento o dalla somma di due o più procedimenti in un'unica opera.
"La luce e la chimica come generatrici di forme" è il titolo di questa nuova esperienza che coinvolge diversi soci del Fotogruppo l'Incontro in un lavoro di gruppo che va dall'antica tecnica dei fotogrammi ad altri procedimenti non convenzionali proposti in chiave espressiva. La creatività non può essere insegnata ma certamente può essere stimolata e questo è stato il nostro obbiettivo il quale ci ha condotto ad interpretare con la capacità cognitiva di creare e inventare al di fuori della rappresentazione fotografica facendo uso di metodi alternativi per "scrivere con la luce". Dunque: i fotogrammi, i fotogrammi dinamici, i clichè verre, i pirogrammi, gli idrogrammi, i lucigrammi e le tecniche miste, per arrivare ad osservare la reazione chimica sull'emulsione fotografica con i chimigrammi e le ossidazioni in un "gesto fisico nella fotografia".
Queste tecniche, in genere non utilizzate dai fotografi, ci riconducono ai lavori di molti artisti che in passato hanno usato il mezzo fotografico per la loro creatività, soprattutto nel periodo delle avanguardie storiche del primo '900, dove hanno sperimentato, dopo processi intellettuali, la scomposizione dell'immagine fino all'astrazione ispirando idee innovative per arrivare al compimento di opere concettuali in una trasformazione non solo tecnica sui materiali fotosensibili ma anche linguistica del significato delle cose, e in specie, come forma d'arte, far capire la fotografia attraverso la luce ed occupandosi di essa nel catturare il suo moto in una relazione fra la tensione e il ritmo della stessa e dunque del suo movimento con la consapevolezza della conoscenza della chimica, della composizione della materia, della sua struttura e del suo comportamento.
La "magia" della fotografia che ci porta d'obbligo pensare al suo "stregone", il nostro Nino Migliori, il quale ha sempre continuato a cercare nuove forme all'interno dello specifico fotografico, ed oggi noi, con il dovuto rispetto ai suoi eroici anni '50, abbiamo intrapreso questo sentiero poco frequentato per "disegnare" con la luce affidandoci allo stupore del puro "trovare" secondo una casualità continuamente provocata ma del tutto governata da un mestiere e da una curiosità nel vedere dove porta la trasgressione alle regole inventando una fotografia degli occhi che scatti senza macchina.
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