Silvana Accossato - Sindaco di collegno
Un appuntamento atteso quello con Soggettiva Collegno Fotografia un multiforme caleidoscopio fatto di realtà, creatività, fantasia, con decine di "scatti" a raccontarci gli attimi che spesso nella realtà sfuggono.
L'edizione di quest'anno ci narra "la strada" come luogo della quotidianità, le immagini in mostra fissano persone, oggetti, scorci che tutti i giorni attraversano la nostra vita, cercando di fermare nel tempo ciò che non si può fermare.
Un'esposizione ricca di spunti e di tante opere di qualità realizzate da artisti della fotografìa, credo che si possa trovare una legittima soddisfazione nell'ospitare alla Sala delle Arti questo evento dove sensibilità ed arte si fondono per farsi testimoni del tempo.
Infine consentitemi di ringraziare l'Assessore alla Promozione della Città Carla Gatti per l'impegno profuso nel promuovere e valorizzare questa manifestazione.
Bruna Bertolo - Critico
"Foto di strada" è il tema, affascinante e dai mille volti, in cui si sono cimentati quest'anno i fotografi del fotogruppo di Collegno. Ne esce un ritratto variegato di una società dai tanti aspetti, sui quali si è posato l'occhio ora incuriosito, ora affettuoso, ora stupito, ora indagatore, ora critico, del fotografo: uno sguardo attraverso l'obiettivo per puntare e raccontare scampoli di vita colti per strada, nelle città, negli angoli più disparati di questo nostro immenso teatro scenico che è la realtà quotidiana. Una capacità di racconto a 360°.
E' sicuramente un genere di fotografìa che interessa chi sa cogliere e qui prendiamo in prestito una espressione molto conosciuta, forse un po' abusata ma certamente sempre valida "l'attimo fuggente". Il momento decisivo, quello che, tanti anni fa ormai, impose all'attenzione del mondo intero gli scatti e le immagini di Henri Cartier-Bresson, maestro indiscusso di un genere fotografico mai passato di moda, anzi diventato, con la grande esplosione di immagini per il giornalismo, così indispensabile nella società della grande comunicazione.
Le fotografìe inserite nel catalogo, ognuna realizzata in modo personalissimo e con l'uso di tecniche ovviamente diverse e in sintonia con il particolare stilema di ogni autore, raccontano scene individuali che rivelano sentimenti, situazioni, azioni colte nell'attimo in cui la composizione raggiunge il massimo equilibrio e l'azione si esprime nella maniera più ricca e colma di significato. E' proprio questo il momento di "scattare", spesso con quella determinazione e quella velocità che sono il risultato di un rapidissimo intuito e di una successiva elaborazione mentale in cui il fotografo sa già, perfettamente, che cosa ci sarà nella sua immagine.
Foto che, pur in una immediatezza espressiva, spesso sotto l'apparenza della grande semplicità, rivelano una notevole complessità compositiva, capace di portare al centro della scena particolari e situazioni che sfuggono a lettori meno attenti della nostra realtà. Capacità tecniche legate ad una capacità di lettura delle situazioni che si accompagnano spesso ad una notevole intuizione psicologica di caratteri e ad un chiaro atteggiamento di empatia del fotografo rispetto a quelle persone che acquistano, a volte a loro insaputa, il ruolo di autentici protagonisti.
Spesso, infatti, è una situazione, un atteggiamento, a volte inconsueto, comico, drammatico, a riempire di significato le fotografìe esposte in questa preziosa "Sala delle Arti", vero salotto culturale di una città, Collegno, capace di diversificare la sua offerta di Arte Contemporanea anche attraverso la Fotografìa.
Immagini dunque che colpiscono e che suggeriscono ancora altro rispetto a quello che mostrano: spesso ritraggono, in bianco e nero o in colore, i protagonisti di un momento, di un'azione che li coglie come un'estemporanea apparizione. Alcune foto ci richiamano immediatamente alla memoria le scene di vita quotidiana di Pedro Luis Raota "el Principe", scene di vita quotidiana caratterizzate da un'espressione straordinariamente viva e sincera dei suoi personaggi.
L'uomo della strada, quello che incontriamo e che, un attimo dopo averlo incrociato è già passato nel nostro ricordo e nella nostra attenzione, diventa dunque il protagonista suo malgrado: l'importante è che il fotografo abbia saputo isolarlo in un certo senso dal resto del mondo e portarlo in scena. Non dimentichiamo mai che dietro quel clic capace di far durare a lungo un'emozione, una sensazione, uno stato d'animo, un incontro, c'è sempre un autore con la sua comprensione, la sua solidarietà, la sua curiosità.
Renzo Miglio - Presidente del Fotogruppo L'Incontro
Collegno Fotografìa - Soggettiva 2009, vede questa diciottesima edizione i soci del Fotogruppo L'Incontro cimentarsi su di un tema fotografico veramente ostico, tutt' altro che scontato o facile da attuarsi.
Street Photograpy non è il realizzare una fotografìa che ti faccia vedere una piazza, una strada, un vicolo o una bella foto che rassomigli ad una cartolina illustrata. Realizzare un'immagine esaustiva della Street Photograpy non è semplice.
Si potrebbe dire che ogni singola fotografìa dovrebbe rappresentare un piccolo reportage , un'istantanea della vita urbana, la quotidianità di una strada nei suoi aspetti, particolari, trovare l'ironia o la tragedia. In questa interessante collettiva i soci dell'Incontro hanno saputo congelare sulla pellicola o sul sensore istantanee e realizzare foto di vita urbana, catturando o isolando con occhio attento i momenti ed i vari aspetti delle loro "Street Photography".
Hanno vissuto attraverso l'obiettivo questa vita di strada, per poi rappresentarla solo dopo averla assorbita e assimilata sotto i vari aspetti. Essere uno Street Photographer significa entrare in simbiosi con la vita di strada.
Henry Cartier-Bresson, che con le sue immagini ha contribuito alla nascita della Street Photograpy, disse che per cogliere attraverso l'obiettivo i momenti decisivi della vita della strada è necessario porre sullo stesso piano mente, occhio e cuore. In questo catalogo, troviamo foto che confermano le parole del celebre fotografo: i nostri soci hanno saputo usare la sensibilità della composizione, prontezza di ripresa, senso estetico e ricerca di significativi particolari che a volte lungo le nostre strade vediamo ma non ci soffermiamo ad osservare, particolari, anche piccoli, o momenti che danno e formano la caratteristica di una strada.
Gianni Gallian - Fotografo professionista - Direttivo del fotogruppo L'Incontro
Nessuno può insegnare a un fotografo in quale momento deve premere il pulsante dell'otturatore, egli dovrà apprenderlo da solo, tenendo presenti le occasioni mancate, dopo una lunga pratica. Per questo mestiere, bisogna essere dotati di un particolare istinto, che consente di intuire il momento culminante di un evento, dove posizionarsi e l'attimo dell'esecuzione. Perché se si fotografa soltanto per fotografare è meglio non fotografare, altrimenti si avranno sempre delle immagini non piacevoli e di poco conto. Quando, poi in seconda battuta, si esegue un tema fotografico ci si deve concentrare e dare attenzione ai valori compositivi, disporre di interesse creativo e soprattutto interpretare. Nel realizzare una immagine che sia interessante e significativa non bisogna fotografare, come già detto, solo perché si ha un apparecchio fotografico in mano, ma vedere cosa abbiamo intorno, dove si è, cosa ci cattura, che sensazioni abbiamo da ciò che ci circonda, e interpretare. L'interpretazione vuol dire che la fotografìa deve essere propria. In un certo senso la fotografìa si fonda sul pregiudizio, perché la visione, che è all'origine sia della ripresa, sia dell'osservazione di una immagine implica sempre un'interpretazione, quindi bisogna porre agli altri ciò che si è visto in quella scena con la propria personalità, stile, creatività e racconto. Questo avviene da quando la fotografìa è stata considerata arte, quindi soggetta a interpretazione del singolo autore. "Se si parte dalla fotografìa non si arriva in nessun altro posto che alla fotografìa", così si esprimeva Ferdinando Scianna sostenendo che la fotografìa è una maniera di vivere e che l'importante è ciò che racconti, non la fotografìa. Dalle più svariate e interessanti tematiche fotografìche il fotografo-artista sa bene che oltre ad interpretare il suo lavoro deve nel contempo recare un messaggio. Il genere fotografico di cui ci occupiamo in questa edizione di Soggettiva è la Street Photography, la fotografìa di strada. Essa altro non è che una esplorazione della città, nei movimenti della gente che ci vive e nelle staticità delle sue forme, e in questa tematica non è importante la descrizione del luogo, ma il momento in quel luogo. Andare in strada, essere in strada fra la gente, sentire i suoni, sentire gli odori, vedere i colori, vedere la luce che arriva di taglio fra un edifìcio e l'altro, ma anche i silenzi e le strade vuote senza un'anima viva, e poi il fascino della notte. In questi spazi urbani è possibile realizzare fotografìe piene di molte cose su cui l'occhio si può soffermare, o di poche cose essenziali, o l'essenziale. E' qui che il talento del fotografo deve venire fuori con tutte le sue risorse tecniche, con i suoi strumenti che verranno messi alla prova, in quanto questi elementi tecnici devono essere quasi un'estensione dei sensi, infatti quando qualcosa accade bisogna essere pronti e in tali condizioni la dote più preziosa è la tempestività, mai disgiunta però da una particolare sensibilità per gli esseri umani, che permette al fotografo di cogliere la sostanza di una particolare situazione o evento. Di solito i soggetti sono uomini, donne, bambini, anziani che vivono nell'ambiente che li circonda e nella loro realtà quotidiana, nella loro vitalità, nella loro condizione umana, e questi soggetti che rappresentano il vivere della gente sono tra i più diffìcili da realizzare. Ma anche l'assenza di personaggi e fotografìa di strada, ne è esempio, per citarne uno dei tanti, "La Cancellata Bianca" di Paul Strand. Egli fotografò quella staccionata perché lo affascino e la ritenne "così viva, così americana, un vero e proprio pezzo del paese". La fotografìa di strada nasce con le nuove e grandi urbanizzazioni delle metropoli, vedi i fotografi francesi con Parigi e gli americani con New York, dove trassero l'ispirazione dalla vita quotidiana e quindi dalla strada. Saranno poi gli americani a farne una "scuola", quella degli Street Photographers i quali si occupavano di fotografare persone per strada, quindi rappresentare la vita umana nelle più svariate condizioni nelle grandi metropoli o nei piccoli centri abitativi, considerando la dimensione dell'immagine fotografica nella sua dimensione sociologica. Ognuno utilizzò un proprio metodo tecnico e interpretativo e si ingeniarono in diverse soluzioni nel momento del fotografare nel dove mettersi e quando scattare, vuoi senza che il soggetto ne fosse al corrente oppure che esso ne fosse consapevole, tenendo sempre però presente il fine che era quello di cercare di cogliere una qualità dell'essere. Sono nate così grandi fotografìe da fotografi che hanno saputo, con la loro capacità, evocare piuttosto che dire, suggerire piuttosto che spiegare le piccole e grandi storie che senza questo genere di fotografìa non sarebbe stato possibile. Da sempre il fotografo nel realizzare le proprie immagmi, per qualsiasi genere di fotografìa, ha molte soluzioni creative. C'è chi "imposta" la fotografìa inserendo elementi per costruire una scena, e qui sta la sua abilità perché non sembri artefatta, o meglio fìnta, o peggio ancora pacchiana. Questa soluzione può impegnare per ore l'operatore, o anche intere giornate per mettere a, punto e migliorare i particolari di una sola fotografìa. Oppure quella di "aspettare" la fotografìa, posizionandosi in appostamento in un luogo precedentemente scelto per il taglio compositivo per la propria ripresa; l'attenzione alla luce, all'angolazione, al presumere che si presenti la scena desiderata, e in questo caso si deve fare appello alla pazienza per osservare a lungo e con grande intensità ciò che si vuole fotografare, a volte è possibile avvertire in anticipo qualche peculiarità del soggetto e disporsi a catturarla. In quell'equilibrio di forme si aspetta il ritmo, il movimento, gli elementi che faranno vivere l'immagine, quegli elementi che non saranno impostati ma cercati. Poi c'è il colpo di fortuna, quello di "trovare" la fotografìa. In questo caso però ci sono due componenti fondamentali: quello di trovarsi al posto giusto nel momento giusto e soprattutto avere sempre con se lo strumento, l'apparecchio fotografico. Esistono anche altri metodi dove si possono ottenere buoni risultati eseguendo riprese con la coda dell'occhio, alla cieca, oppure osando a bruciapelo, o anche perché no, mettere la gente in posa. Quelle elencate sono tutte soluzioni valide dove il fotografo può scegliere la più consona al proprio carattere, al proprio temperamento, alla sua disposizione di osare o passare inosservato indipendentemente che usi il sistema fotografico tradizionale o quello digitale, perché l'importante è l'immagine. Negli ultimi anni, con l'avvento del digitale, molti fotografi si accaniscono a sostenere che un sistema è migliore dell'altro; c'è chi è passato alla nuova tecnologia ma anche chi è tornato indietro, oppure non si è mai mosso da dove era; ribadisco tutto ciò non è importante per il risultato finale purché si conservi il fascino, la poesia, il prendere ancora in mano e sentire il supporto cartaceo della fotografìa, senza colonna sonora, muta, e poterla osservare tutto il tempo che si vuole, arrivare ancora a parlarci assieme.
Noi fotografi del Fotogruppo l'Iincontro anche quest'anno, dopo le passate due edizioni quella del Ritratto e del Paesaggio, ci siamo messi alla prova in questa non facile tematica e nel visitare questa esposizione si potrà vedere come si è agito in questo nostro "salto in strada". Selezionando le fotografìe pervenute per l'esposizione e per la stampa del catalogo abbiamo potuto constatare un buon livello interpretativo grazie anche all'aiuto, per bene rappresentare questa manifestazione, di alcuni soci. Sono stati utili i consigli pratici di Renzo Miglio, i suggerimenti tecnici di Fulvio Agrimonti e la lezione di Marco Roveretto sulla creatività per strada raggiungendo così, dopo le prime perplessità, il traguardo espositivo.